CUGNOLI

CUGNOLI

Cugnoli è situato a 331 m s.l.m. Guarda a sud la catena dei monti Maiella e Morrone, separati dal Passo di San Leonardo; ad ovest si volge alle montagne della Gola di Tremonti, la Queglia, il monte Cappucciata e la montagna di Cannatina e, tra questi, il Passo di Forca di Penne, da cui si accede direttamente nel territorio aquilano.
A nord e ad est si estendono numerose colline che si ricongiungono ai piedi della Maiella ed è aperto all’orizzonte su un tratto del Mare Adriatico ben visibile nelle giornate di bel tempo.
Il territorio di Cugnoli è attraversato da ovest ad est dal Tratturo Magno, un tempo iter delle greggi transumanti che in autunno viaggiavano verso il Tavoliere delle Puglie e in primavera tornavano verso i prati delle montagne aquilane. Il Tratturo non fu solo interessato dal fenomeno della transumanza; alcuni ritrovamenti di selce lavorata permettono di ipotizzare che sia stata una strada percorsa da genti fin dal paleolitico medio e superiore.
Verso nord il territorio di Cugnoli scende rapidamente nello stretto vallone solcato dal torrente Cigno.
I rinvenimenti di resti di mura romane e terme, di oggetti di uso quotidiano, di tombe e suppellettili funebri, testimoniano che nel territorio di Cugnolì doveva esserci almeno qualche pagus o vicus e che tale territorio fu abitato dal IV-III secolo a.C. fino al IV secolo d.C. Questi rinvenimenti sono di importanza rilevante poichè rappresentano la testimonianza delle usanze e delle tecniche utilizzate dai romani, come quella dell’inumazione, la quale permette anche di individuare il tipo di popolazione stanziata in questo territorio. La notizia più antica riguardante la popolazione di Cugnoli risale al 1173, anno in cui furono censite 36 famiglie del luogo. Nel centro storico troviamo un gruppo di case che da ovest a est segue il crinale digradante della collina.
L’impianto del centro storico è cuneiforme, con una stretta via che l’attraversa in lunghezza e tanti caratteristici vicoli laterali. Sulla parte più alta un tempo si ergeva l’antico castello feudale, probabilmente a pianta ottagonale, di cui restano le sagome di due torrioni (forse del 1300), e tratti delle mura. Fino a pochi anni fa si ripeteva l’antica usanza di apporre una crocetta di cera sull’architrave della porta d’ingresso del castello, come buon auspicio per la salvaguardia dello stesso, nel quale si riponeva la buona sorte del paese intero. Le case del borgo, costruite in pietra e mattoni, sono quasi tutte addossate l’una all’altra e sui vicoli sono sospesi elementi di collegamento come archi o ballatoi. L’architettura delle costruzioni è essenziale: le zone più vissute del centro storico erano e sono quella esposta a sud, che guarda la Maiella, e quella esposta a est, dove in estate si gode della brezza marina. Nell’ambito del territorio extra urbano emergono alcuni piccoli nuclei abitati, testimonianza di antichi insediamenti definiti “contrade” o borghi rurali. Le contrade erano genericamente costituite da costruzioni a due piani, con la cucina e la cantina al piano terra e le camere da letto al primo piano, raggiungibile attraverso una scala esterna ed un ballatoio nei periodi estivi; nei periodi invernali si usava invece una botola. La caratteristica di queste contrade era l’aia, lo spazio comune dove si svolgevano i lavori attinenti l’agricoltura.

BENI ARCHITETTONICI DI INTERESSE STORICO-ARTISTICO

Di grande pregio artistico è la chiesa di Santo Stefano, dedicata al Santo patrono. La facciata, nonostante i rifacimenti , è di aspetto tardo manierista. Il semplice portale è fiancheggiato da due colonne su alti piedistalli con una cerchiatura ad un terzo del fusto. Al di sopra sta una trabeazione che risalta in corrispondenza dei capitelli e, a conclusione, un timpano triangolare spezzato. Più in alto una finestra quadrangolare, sostenuta da un cherubino scolpito e fiancheggiata da volute, è a sua volta coronata da un frontone, pure spezzato, per accogliere, come il sottostante, uno stemma. L’insieme, tutt’altro che unitario, rivela incertezze compositive e si potrebbe anche pensare ad esecutori distinti per il portale e per la finestra. Da osservare ancora, murato all’estrema sinistra della facciata, un piccolo bassorilievo raffigurante il bue alato, simbolo di S. Marco, con una frammentaria iscrizione. L’interno, un’unica navata dominata dal ricchissimo ambone romanico, è decorato da stucchi settecenteschi. Alle spalle della chiesa la torre campanaria presenta un basamento con muratura in pietrame nel quale si apre un portale decorato da intagli dal carattere popolaresco e datato 1464; fu costruita in tempi diversi: la parte più antica (l’attuale presbiterio) risale al 1464, fu ampliata nel 1528; il pulpito, di eccellente fattura, fu fatto costruire dall’abate Rainaldus ed affidato al «magister» Nicodemus da Guardiagrele, lo stesso autore dell’ambone di Moscufo, nel 1166. Nella prima cappella si trova un gruppo ligneo dorato e policromo dell’Annunciazione, formato dalla Vergine e dall’Arcangelo Gabriele.
La chiesa di S. Pietro fu costruita nell’anno 1464 ed ebbe importanza perché nell’elenco delle decime dei secoli XIII-XIV la troviamo fra le decime pagate negli anni 1324 e 1328, essendo Papa Giovanni XXII: la « ecclesia San Petri de Cungnulo » era soggetta a pagare «in argento tarenos odo» ed il pagamento fu effettuato dall’Abate Pietro « solvente prò se, dictaque sua ecclesia ac ecclesis et clericis sibi subiectis », il che dimostra che quell’abbazia aveva le dipendenze delle Chiese e dei chierici.
La Chiesa della Madonna del Carmine, eretta sul “tratturo”, a lato del cimitero, ha una particolare pianta ottagonale ed è ben conservata. La sua architettura riproduce quella del Santuario sul Monte Carmelo in Palestina.